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I ROMANZI e le FAVOLE di Nicoletta
I ROMANZI e le FAVOLE di Nicoletta
Con la FANTASIA puoi essere Ovunque e Chiunque
Con la FANTASIA puoi essere Ovunque e Chiunque
Il mio ultimo libro al Salone internazionale di Torino
Il mio ultimo libro al Salone internazionale di Torino
Quest’anno il Salone del Libro di Torino ha deciso di riconoscere uno spazio dedicato al Self Pubblishing
Ne sono felice poiché uno dei maggiori problemi degli autori "fai da te" è il farsi pubblicità. Personalmente, pur avendo scelto un editore di self pubblishing, che mi ha permesso di essere visibile su tutte le piattaforme online del settore e ha garantito ai miei romanzi la prenotabilità nelle librerie, sento la mancanza del contatto con il lettore. Come può il lettore essere attratto da un tuo libro se non sa della sua esistenza? Normalmente un autore ricorre ai social per fare amicizie con chi ama leggere, ma non tutti, io compresa, sono strateghi del marketing e ben pochi hanno la capacità economica di incaricare esperti del commerciale. Ben venga quindi questa possibilità. Il visitatore del Salone del libro è sicuramente un appassionato che finalmente potrà toccare con mano quel tomo che, pur avendolo interessato da un' arida schermata di una libreria digitale, non si è fidato di acquistare.
Vi aspetto, il 22 e il 23 magio al Salone del libro di Torino
Il blog di Nicoletta Niccolai
Blog
Leggere deve essere un piacere
Posted on August 31, 2020 at 5:33 AM |
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Leggere deve essere un piacere. Deve catapultarvi nel mondo in cui vorreste vivere, deve
riuscire a mettervi nei panni dei protagonisti del libro. Deve suscitarvi
sentimenti, farvi sentire sensazioni, suoni , odori. Leggere deve divertire, non deve essere un obbligo. A
meno che, l’obbligo sia per motivi di studio e ricerca. Mi domando, quindi, perché, frequentando molti gruppi di
lettori o amanti della letteratura, che pullulano nei social network , vi sia
un susseguirsi di post del tipo: “ Non riesco a finire questo classico – Perché
non capisco questo autore famoso? - Ci ho provato più di una volta e sono
riuscito ad arrivare solo a metà, aiutatemi, consigliatemi”.. Ogni uomo, per sua natura e fortuna, poiché altrimenti
sarebbe esistita un’evoluzione a senso unico, ha interessi e gusti
univoci. C’è chi è attratto dalle arti,
dalla scienza dalla matematica, dalla
tecnologia….dall'agricoltura, dalla pesca. Chi ama la letteratura, può e deve scegliere tra diversi
settori e sfumature: dal classico al fantasy, dall'avventura al rosa, dalla
fantascienza al paranormale, dal giallo al noir…., a secondo del suo personale
gusto. Smettiamola quindi di angustiarci perché un ”grande” ci è
indigesto. Non ci piace e basta, e, immergiamoci in una lettura che ci avvinca. |
Lettere manoscritte
Posted on June 13, 2013 at 8:40 AM |
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Leonardo da Vinci (Vinci
15 aprile 1452 . Amboise 2 maggio 1519 ) I massimi esperti di Leonardo pensano
che Leonardo da Vinci, nella sua lunga e movimentata esistenza, abbia prodotto
circa 100.000 documenti scritti. Di questi, oggi, solo 10.000 sono conosciuti
al mondo. Il codice sul volo degli uccelli è una raccolta di disegni e
scritti di Leonardo da Vinci, comprendente 18 fogli della misura di 21 x 15 cm,
ed è attualmente conservato alla Biblioteca Reale di Torino; gli è stato
attribuito il 1505 come anno di redazione. Il
nome del codice è dovuto all'argomento dei testi e dei disegni. In particolare
inizia ad analizzare il volo e la struttura degli uccelli per poi passare al
disegno di macchine volanti. È leggenda l'episodio di un suo tentativo fallito
dalla collina di Fiesole. Richard Wagner, nato
a Lipsia il 22 maggio1813 e
morto a Venezia il 13 febbraio 1883, è stato un famoso
compositore, librettista, direttore d’orchestra e saggista tedesco. In questa lettera inviata al barone Ferdinand von Biedenfeld,
Wagner delinea la sua teoria di interdipendenza delle arti (quella divenuta
famosa col nome di Gesamtkunstwerk e
sviluppata magistralmente nelle opere seguenti della sua maturità artistica) e
della superiorità del dramma musicale. Giacomo Casanova (Venezia
2 aprole 1725 – Duchcov 4 giugno 1798 ) è stato un avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, diplomatico,
filosofo e agente segreto italiano, cittadino della Repubblica di Venezia. Di lui resta una produzione letteraria molto
vasta ma viene principalmente ricordato come avventuriero e come colui che fece
del proprio nome il sinonimo di
seduttore. A questa fama contribuì verosimilmente la sua opera più importante: Histoire
de ma vie (Storia della mia
vita), in cui l'autore descrive, con la massima
franchezza, le sue avventure, i suoi viaggi e i suoi innumerevoli incontri
galanti. Parti di lettere inviate da
Casanova a due delle sue 121 donne Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955) è stato un fisico e filosofo della scienza tedesco naturalizzatostatunitense. La sua grandezza consiste nell'aver mutato
per sempre il modello d’interpretazione del mondo fisico. Nel 1905, ricordato come
"annus mirabilis", pubblicò tre articoli a contenuto fortemente
innovativo, riguardanti tre aree differenti della fisica: ·
dimostrò la validità della teoria dei quanti di Planck nell'ambito della spiegazione dell'effetto
fotoelettrico dei metalli; ·
fornì una valutazione quantitativa del moto browniano e l'ipotesi di aleatorietà dello
stesso; ·
espose la teoria della relatività ristretta , che precede di circa un
decennio quella della relatività generale. Questa era la sua calligrafia. Napoleone Bonaparte scriveva volentieri,
questo è un suo ritratto dettato da lui: "In pochissime parole, questa
è la mia storia... Invano, gli
storici inglesi taglieranno, sopprimeranno, mutileranno, sarà
per loro molto difficile farmi scomparire
totalmente. E uno storico francese dovrà pure occuparsi dell'Impero! Dovrà pure, se avrà un po' di coraggio, restituirmi qualcosa, darmi la mia parte! Il suo compito sarà facile, poichè i fatti parlano, poichè i fatti brillano come il sole. Io richiusi l'abisso anarchico, e districai il caos: ripulii la Rivoluzione nobilitai i popoli e consolidai i re. Eccitai tutte le emulazioni, premiai tutti i meriti, ed allargai i limiti della gloria. Tutto questo, è pure qualcosa! E poi, per quali fatti mi si potrebbe accusare, senza che uno storico potesse difendermi? Forse per le mie intenzioni? Ma non mancano ragioni per assolvermi. Forse per il mio dispotismo? Ma si potrà sempre dimostrare che la dittatura era assolutamente necessaria. Si dirà che ridussi la libertà? Ma uno storico potrà dimostrare che la licenza, l'anarchia, i grandi disordini erano ancora alle porte. Sarò accusato di aver troppo amato la guerra? Ma lo storico spiegherà ch'essa fu soltanto opera fortuita delle circostanze, e che furono i nostri nemici che ad essa condussero gradatamente. Mi si rimprovererà, infine, la mia ambizione? Ah, certo, lo storico me ne troverà molta; ma della più grande e della più alta che, forse, sia mai esistita: quella di stabilire, di consacrare finalmente l'impero della ragione, ed il completo esercizio, l'intero godimento delle facoltà umana. E qui lo storico si troverà forse ridotto a dover rimpiangere che una simile ambizione non sia stata compiuta, soddisfatta!... In pochissime parole.... questa è la mia storia!" "Tutti nascono anonimi come me, in una anonima Ajaccio, in un'anonima isola, in un anonimo 15 agosto, di un anonimo 1769, da due anonimi Carlo e Letizia Ramolino; solo dopo diventano qualcuno; e se prima di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se stessi, anche la volontà divina si manifesta sull'uomo....." Testamento di
Napoleone |
MODI DI DIRE (3)
Posted on June 7, 2013 at 5:23 PM |
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Hai proprio una faccia di bronzo Si dice
di persona sfrontata, spudorata, sfacciata, capace di azioni riprovevoli senza
rimorsi, che non vergognandosi di nulla non arrossisce mai, proprio come se
fosse di metallo. Fare come i ladri di
Pisa Essere
inseparabili nonostante le liti e i diverbi continui. La
tradizione toscana vuole che i ladri di Pisa andassero a rubare insieme durante
la notte e poi litigassero fra loro tutto il giorno per dividere il bottino. Avere gli occhi
foderati di prosciutto Non vedere le cose più evidenti, e in senso
lato, anche essere poco perspicaci. Si dice
anche: avere le fette di prosciutto sugli occhi; avere le fette di salame
sugli occhi. Vendere l'uccello
sulla frasca Far
progetti basati su un evento che non si è ancora verificato. Riferito in
particolare a futuri ma ancora ipotetici guadagni, come se si vendesse un
uccello ancora prima di averlo catturato. Darsi la zappa sui
piedi Farsi
del male, procurarsi un danno, detto in particolare di chi agisce
avventatamente o spinto dall'ira. Usato soprattutto a proposito di finisce per nuocere
a se stesso pensando di danneggiare qualcun altro. In
latino si trovano locuzioni simili, come “darsi la scure sui piedi”, darsi la
scure in una gamba“, e” darsi alle gambe da sé". |
MODI DI DIRE (2)
Posted on May 12, 2013 at 4:04 PM |
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Avere il bernoccolo Avere
una particolare predisposizione per qualcosa, ad esempio gli affari, la
matematica o altro.
Il
termine viene da una scienza di moda ai primi del 1800, la frenologia, fondata
dal medico tedesco F.J.Gall e presto spogliata di ogni credibilità scentifica.
Secondo tale teoria le facoltà mentali erano localizzate in punti ben
determinati della corteccia cerebrale, e lo sviluppo di una particolare facoltà
portava all'ispessimento della parte corrispondente, formando una bozza nella
scatola cranica. Gall aveva identificato ventisette facoltà diverse,
riconducibili ad altrettanti bernoccoli.
Perdere
la faccia Screditarsi,
squalificarsi, perdere la reputazione, con la conseguenza di non avere più il
coraggio di guardare nessuno a viso aperto.
Piangere lacrime
di coccodrillo Pentimento
falso o tardivo.
Secondo
un'antica credenza, il coccodrillo piangerebbe
dopo aver divorato la preda. In realtà è lo sforzo della digestione che in
certi casi può produrre un effetto simile alla lacrimazione. L'espressione è
registrata già da Apostolio e si ritrova in un'opera satirica bizantina del
1400. In greco esiste addirittura un verbo che significa più o meno “fare il
coccodrillo”, sempre con il senso di pentirsi tardivamente e soprattutto
falsamente di una cattiva azione. Quel tizio è un alto
papavero Personaggio
eminente, importante, che ha grande potere o ricopre un'alta carica o
posizione.
Allude
a un aneddoto citato da Tito Livio (Ab Urbe condita,
I,54) secondo il quale il settimo re di Roma Tarquinio il Superbo, volendosi
impadronire della città di Gabi, vi mandò il proprio figlio facendolo apparire
un esiliato. Quando il giovane ebbe raggiunto una posizione di rilievo e inviò
al padre un messaggero per chiedere istruzioni, il re si limitò a farsi
accompagnare dal messo in un prato, e con un bastone falciò i papaveri più
alti. L'inviato tornò a Gabi senza aver capito nulla, ma il principe interpretò
esattamente il messaggio paterno e si affrettò a uccidere i cittadini più
importanti, indebolendo così la città che venne poi facilmente conquistata da
Roma.
Battere il tamburo Dare
ampia pubblicità, nel modo più clamoroso possibile, soprattutto a se stessi e a
quanto si fa.
Un
tempo la lettura di bandi, editti, proclami e simili avveniva sulla pubblica
piazza, e il banditore richiamava l'attenzione suonando un tamburo. Era questo
l'unico modo di assicurarsi che la popolazione venisse informata delle
decisioni dell'autorità. |
Cultura al rogo
Posted on January 13, 2013 at 5:30 PM |
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La distruzione
dei libri è un'azione che ricorre costantemente nella storia umana.
In ogni cultura e
in ogni tempo, i grandi cambiamenti sono stati accompagnati dalla distruzione
dei libri. La scelta del fuoco come strumento di annientamento non è casuale. Il fuoco non lascia dietro di sé nessuna traccia. Il rogo di libri e la distruzione
delle biblioteche furono pratiche piuttosto comuni nel passato, causati spesso
da guerra, censura o più semplicemente dalla necessità di cancellare
informazioni o idee pericolose per il contesto storico in cui furono attuati. MadridPedro
Berrugreute, San Domenico e il rogo di libri eretici albigesi (El Prado,
Madrid) Questi sono alcuni degli eventi
documentati:
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Indovinello ed enigma
Posted on December 6, 2012 at 10:21 AM |
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Breve storia degli occhiali
Posted on November 15, 2012 at 8:47 AM |
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Se non avessi avuto l’ausilio di correttori visivi quali gli
occhiali ed, in seguito, le lenti a contatto, forse, non avrei mai scritto
libri e avrei letto meno. Anche oggi, nonostante un intervento chirurgico, sono
una talpa, però ho imparato a convivere con la mia debole vista. Dopo queste ponderazioni non mi resta altro che elaborare un
elogio agli OCCHIALI con una loro succinta storia. Dicono che il filosofo Seneca ingrandisse le immagini servendosi
di una sfera piena d’acqua e che
Nerone usasse come lente, per assistere alle tenzoni tra i
gladiatori, un monocolo di smeraldo.
Nel XII secolo sembra vi fossero solo alcuni sistemi di
ingrandimento derivanti da semplici pezzi di vetro concavi o convessi
che non dando un’immagine
reale delle cose, ovvero le distorcevano, non furono molto apprezzati.
Le prime
testimonianze documentate sull’uso delle lenti come
correzione della vista risalgono all’Europa del XIII
secolo quando, grazie anche ai mercanti veneziani, le lenti
ingranditrici si diffusero tra i monaci che si rovinavano la vista copiando,
traducendo, abbellendo e miniando antichi testi.
Il primo a descrivere l’uso delle lenti per
migliorare la vista fu Ruggero Bacone nel 1262. Bacone fece, infatti, alcuni esperimenti con lenti e gli specchi e
descrisse i principi del riflesso e della refrazione.
Ben visto e protetto dal Papa Clemente IV, quando il
pontefice morì fu costretto a proseguire
i suoi studi in segreto ma, venne scoperto ed imprigionato. Le lenti divennero occhiali circa 20 anni più tardi, nel
1280, quando Alessandro Spina unì due vetri molati con un ponticello, tuttavia
il loro uso si diffuse, soprattutto in Inghilterra, solo nel
XVII secolo dopo che l’astronomo Johannes Kepler ebbe
pubblicato dei testi in cui spiegava l’uso corretto delle lenti e soprattutto
la differenza tra lenti concave e lenti convesse. Nel 1780 Benjamin Franklin inventò le lenti bifocali, mentre
le prime lenti a contatto datano fine dell’800
per opera del tedesco Adolf Eugen Fick.
Oggi, in fatto di occhiali, abbiamo l’imbarazzo della
scelta, su usi, montature e colori,
possiamo addirittura dar sfogo alla nostra vanità cambiando il colore degli
occhi tramite le lenti a contatto. Chi
poi non ci vede proprio, puà ricorrere a
lenti intraoculari che si inseriscono al
posto del naturale cristallino. |
ELOGIO DELLA CARTA
Posted on October 28, 2012 at 5:25 PM |
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Ora
anche le testate più famose (per fortuna americane) abbandonano la veste
cartacea e passano al web.
Ma
i nostri amati libri, il fruscio delle pagine di un giornale, scorse con calma?
Perderemo
il fascino ed il calore della carrta?
Non
credo, non lo credo con tutte le mie forze mentali. Elogio
della CARTA Secondo i cinesi, la carta fu inventata nel 105 DC da un funzionario
dell'imperatore, ma recenti ritrovamenti archeologici hanno dimostrato che la
carta era già usata in Cina almeno duecento anni prima. I cinesi usarono grandi
quantità di carta fabbricata a partire da stracci e da fibre vegetali ricavate
da canapa, bambù, gelso, salice, etc. Essi usarono la carta anche per
fabbricare ventagli, cappelli, vestiti ed altri oggetti di uso comune. L'uso
della carta venne diffuso da monaci buddisti in molti paesi orientali. Nel 751 DC, gli arabi sconfissero i cinesi in battaglia. Fra i
prigionieri, c'erano anche degli operai di cartiere che insegnarono la tecnica
di fabbricazione della carta agli arabi. Poco tempo dopo, Samarcanda divenne un
importante centro di produzione della carta. Come materia prima, gli arabi
usavano stracci di lino e canapa. Qualche secolo dopo, l'arte della
fabbricazione della carta arrivò in Egitto, poi in Marocco e da qui in Spagna.
La prima cartiera spagnola fu aperta nel 1009. Nel 1250, l'Italia diventò il maggiore produttore di carta, che
veniva esportata in molti paesi europei. Per rendere la carta meno assorbente,
gli arabi usavano colle di origine vegetale, ma questa carta veniva aggredita
da muffe e si degradava rapidamente. Usando colle di origine animale, gli
italiani migliorarono molto la qualità della carta e la sua durata potè
raggiungere numerosi secoli. Si conoscono infatti documenti di carta ancora in
ottimo stato dopo oltre 700 anni dalla loro produzione. Un importante centro
italiano per la fabbricazione della carta fu Fabriano, dove fu inventata la
filigrana. In circa tre secoli, dall'Italia la tecnica della fabbricazione
della carta si diffuse in tutta l'Europa e poi nelle Americhe.
All'inizio, gli arabi e gli europei fabbricavano la carta partendo
da stracci. Man mano che il tempo passava, la richiesta di carta aumentava
rapidamente, tanto che ad un certo punto, gli stracci non bastarono più. Nella
ricerca di un sostituto degli stracci, nel 1719 un francese, che aveva
osservato le vespe mentre costruivano il loro nido, suggerì di provare ad usare
il legno per fabbricare la carta. Le prove che vennero fatte ebbero esito
positivo e da allora il legno è diventato la principale materia prima per la
fabbricazione della carta.
Gli stracci o il legno venivano inseriti in mortai e battuti da
grossi pestelli azionati da ruote idrauliche per separare le singole fibre di
cellulosa l'una dall'altra. Quando l'impasto di fibre era pronto, gli operai lo
versavano in vasche piene d'acqua. Quindi immergevano degli appositi setacci
nelle vasche e li estraevano raccogliendo una parte della sospensione di fibre.
Durante l'estrazione, muovevano il setaccio per rendere uniforme lo strato di
fibre. Poi essi lasciavano scolare via l'acqua, quindi depositavano lo strato
di fibre su di un feltro che veniva posto su una pila di altri fogli e feltri.
Questa pila veniva torchiata per spremerne via l'acqua. Alla fine, il foglio di
carta veniva appeso ad asciugare. All'inizio del 1800, i francesi e gli inglesi cominciarono a
costruire macchine per la produzione continua di carta. Le macchine continue
sono fornite di un setaccio a forma di tappeto mobile che preleva uno strato
continuo di fibre. Durante il suo cammino, il nastro di carta in via di
formazione viene addizionato di colle, cariche minerali e di altre sostanze,
quindi viene spremuto dall'acqua in eccesso, asciugato e rullato. Alla fine,
viene raccolto in grandi bobine ed inviato alle fabbriche che lo trasformano in
giornali, quaderni e numerosi altri prodotti. La fabbricazione a mano della
carta è ancora praticata per produrre fogli pregiati o per uso artistico, ma
rappresenta una quantità minima della carta prodotta nel mondo.
La carta moderna è dunque prodotta principalmente a partire dal
legno ed è costituita da numerosissime fibre di cellulosa che sono tenute
insieme da collanti. La carta può subire trattamenti speciali per renderla
adatta all'impiego al quale è destinata. Pensate per esempio alle carte usate
per disegno e per pittura all'acquarello, le quali devono avere uno spessore
ben definito, una certa rugosità superficiale, una certa assorbenza, etc. E'
possibile ottenere carta anche senza aggiungere colle, ma si ottiene una carta
molto assorbente. Per renderla adatta alla scrittura e alla stampa, occorre
ridurne l'assorbimento dell'inchiostro che altrimenti spanderebbe. A tale
scopo, la carta viene collata,
viene cioè aggiunta di colle animali o sintetiche. Per renderla meno porosa,
più compatta e perfino lucida, la carta viene patinata.
La patinatura consiste nell'aggiungere finissime polveri minerali quali il
caolino, carbonato di calcio, talco, farina fossile ed un opportuno legante
quale caseina o altre colle. Il foglio passa fra rulli che lo premono con forza
(calandratura) e ne esce lucido.
Spesso, la gente usa fazzoletti di carta per pulire le lenti degli
occhiali o della macchina fotografica, ma la presenza di polveri minerali rende
la carta normale inadatta a questo scopo. Infatti, strofinando sulle delicate
superfici ottiche, queste particelle minerali provocherebbero microscopiche
striature che ne rovinerebbero le caratteristiche. Per la pulizia delle lenti,
si possono usare speciali carte prodotte apposta per questo scopo e che sono
composte di pura cellulosa.
Purtroppo, certi moderni processi di fabbricazione riducono molto
la durata della carta, che nel giro di pochi anni tende ad ingiallire e ad
infragilirsi. Esistono processi che invece producono carta capace di durare
secoli, mantenendosi in ottimo stato.
L'importanza dell'invenzione della carta può essere capita meglio
se si pensa che prima della sua comparsa, per fabbricare un libro in pergamena
erano necessarie decine o centinaia di pelli. Per la sua uniformità nello
spessore, la carta rese possibile anche l'invenzione della stampa. Prima
dell'avvento della stampa, i libri dovevano essere scritti a mano. Insieme,
queste due innovazioni ridussero drasticamente il costo dei libri e
contribuirono moltissimo alla diffusione della cultura nel mondo. |
MODI DI DIRE
Posted on October 21, 2012 at 4:48 PM |
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La locuzione avverbiale di punto in bianco viene usata figuratamente, appartenendo
il suo significato proprio al linguaggio militare e, in particolare, a quello
della balistica. Nell'uso antico, infatti, si indicava con l'espressione tiro di punto in bianco «il tiro di artiglieria senza
elevazione, quando la linea di mira si teneva orizzontale, corrispondente
nell'apparecchio di mira a una posizione zero, non contraddistinta da alcun
numero (in bianco)», come ben documenta un passo del Dialogo sopra i due massimi
sistemi di Galilei: «non solo
i tiri per le linee meridiane, ma né anco i fatti verso oriente o verso
occidente riuscirebber giusti, ma gli orientali riuscirebbero alti, e gli
occidentali bassi, tuttavolta che si tirasse di punto in bianco; perché sendo
il viaggio della palla in amendue i tiri fatto per la tangente, cioè per una
linea parallela all'orizonte, ed essendo che al moto diurno, quando sia della
Terra, l'orizonte si va sempre abbassando verso levante ed alzandosi da ponente
(che però ci appariscono le stelle orientali alzarsi, e le occidentali
abbassarsi), adunque il bersaglio orientale s'andrebbe abbassando sotto il
tiro, onde il tiro riuscirebbe alto, e l'alzamento del bersaglio occidentale
renderebbe basso il tiro verso occidente.». E' interessante osservare che anche in francese
esiste un'analoga espressione (de but en blanc), usata in
entrambi i significati, proprio e figurato, per la quale il Grand Robert de la langue
française offre alcune
varianti (de
pointe en blanc, de blanc en blanc) e un ottimo esempio d'autore («écoutez,
disait Mme Cottard, on est excusable de répondre un peu de travers quand on est
interrogée ainsi de but en blanc, sans être prévenue», Proust, À la recherche du temps perdu). Chiodo scaccia chiodo Proverbio
usato per indicare che spesso un male che ci affligge può venire eliminato dal
sopraggiungere di un'altra evenienza. Si suole similmente dire: tutti i mali
non vengono per nuocere. Mangiare la foglia
La locuzione "mangiare
la foglia" si usa molto quando si desidera sottolineare quanto
una persona sia abile nel carpire il significato
più recondito di una frase, o di un discorso, ovvero
leggere tra le righe e arrivare a capire anche quello che
non viene detto. Il motivo per cui si dice così risale all’Odissea, all’episodio di Ulisse prigioniero sull’isola della maga Circe. L’eroe greco si rende conto del trucco della maga per trasformare gli uomini in bestie e per essere immune mangia una foglia donatagli dal dio Ermes che lo protegge dalla magia. Non è solo questa però la spiegazione, altri infatti dicono che il detto si riferisca all’abitudine dei bachi da seta di assaggiare le foglie per verificarne la commestibilità; altri ancora raccontano dell’usanza dei pastori di controllare l’erba dei pascoli in cui facevano mangiare le loro bestie, assaggiandola prima per verificarne la bontà. Un tempo l'espressione aveva due
significati: 1. "arrivare
all'improvviso, senza avvisare". 2. "scoprire con
incredulità qualcosa di evidente per tutti"
In entrambi i casi, le "nuvole"
rimandano alla divinità: dalle nuvole, ad esempio, proviene la folgore di
Zeus, che colpisce senza preavviso. Ma sulle nuvole risiedono anche gli angeli e
i santi del paradiso cristiano, che cadendo oggi sulla terra
si troverebbero immersi in un mondo del tutto nuovo e stupefacente per loro.
Dei due significati, oggi ormai resiste
solo il secondo. Tagliare la corda
Scappare precipitosamente.
Deriva dal gergo marinaresco. La corda è quella dell'ancora, che viene tagliata
in caso di partenza precipitosa, abbandonando l'ancora ma risparmiando il tempo
di recupero Chi non ha mai sentito o
adoperato questo modo di dire, che i giovani hanno ribattezzato “portare
sfiga”? Vediamo come lo spiega Giuseppe Pittàno. «L’origine del modo di dire è
alquanto incerta e dibattuta. C’è chi la fa risalire al latino calumnia (calunnia) ma la maggior parte la
collegano a una specie di cipolla piccola e piccante. Occorre ricordare che
Plinio cita (…) la caepa Ascalonia, la cipolla di Ascalona, da cui senz’altro deriva la nostra
‘scalogna’ o ‘scalogno’. L’Osterman (‘La vita in Friúli’) dice: “Chi tocca
quest’erba sarà per quel giorno sfortunato nel giuoco; e quando a uno le conte
sono contrarie, gli si dice: ‘ce scalogne c’i tu as’. A noi sembra probabile
che l’origine sia da ricercarsi nel fatto che cipolla e scalogna erano il cibo
dei poveri e quindi erano anche sinonimi di miseria. A questo allude anche il
Cherubini nel ‘Vocabolario milamese-italiano’ in cui scalogna è resa con
‘miseria’». . |
Lapsus e frasi divertenti
Posted on August 22, 2012 at 7:00 PM |
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Divertiamoci un po' Frasi scritte o dette da giornalisti:
Errori "scolastici":
Frasi di uso comune che possono non essere ben comprese da chi non ha dimestichezza con la nostra lingua:
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